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La storia

  

Storia della scuola

La storia del nostro istituto (da Alba Bernard, La scuola dei nostri nonni, Como 1995, pp. 237-49)

[…] Sul finire degli anni Venti, mancava ancora nella giovane provincia di Varese una struttura scolastica pubblica di ordine secondario per la preparazione dei maestri. L’unica opportunità a riguardo era stata fornita dalla Scuola Normale complementare, gestita dalla prof. Dina Zappa, non più in esercizio dal 1925.

Malgrado la crisi economica in atto, causa di disoccupazione tra professionisti, tecnici, lavoratori delle grandi e piccole aziende, nel settore delle Scuole elementari non si riusciva a soddisfare le necessità dell’insegnamento, per carenza di maestri d’ambo i sessi. Allo scopo di arginare il fenomeno, peraltro esteso in molte province, il Governo aveva rimosso il principio del numero chiuso degli Istituti magistrali stabilito dalla riforma Gentile, autorizzando l’apertura di Scuole per quell’ordine di studi, anche in centri minori.

Il problema era particolarmente avvertito a Varese, ove le richieste di iscrizione alle classi inferiori, sia del Ginnasio sia dell’Istituto tecnico, superavano di gran lunga la disponibilità dei posti, sebbene fossero stati aggiunti corsi paralleli in entrambe le Scuole. Prevaleva, quindi, nelle autorità cittadine il convincimento che l’apertura di un Istituto magistrale a Varese sarebbe servito, non solo a ridurre l’affluenza di alunni in altre Scuole medie, ma anche a formare nuovi maestri, già inseriti nell’ambiente e nella cultura del territorio.

Due, in particolare, i motivi della crisi nel settore magistrale: la tendenza dei giovani della città a scegliere indirizzi di studi aperti verso le libere professioni o le attività dei commerci e dell’industria; le difficoltà economiche e materiali per i ragazzi della campagna a raggiungere i centri in cui funzionavano gli Istituti magistrali, malgrado la loro migliore disposizione ad affrontare una carriera di insegnamento in sedi spesso disagiate. Altro elemento sfavorevole era costituito dall’obbligo della regolare frequenza dei corsi, ordinati in sette anni di studio che, precludendo ai privatisti la possibilità di accesso agli esami di abilitazione, riduceva vieppiù il numero degli aspiranti maestri. Ne conseguiva che più del sessanta per cento degli insegnanti impegnati nelle Scuole elementari proveniva da fuori provincia. Diversi Comuni, rendendosi interpreti delle istanze di molte famiglie, si dimostrarono perciò interessati all’apertura di un Istituto magistrale nel capoluogo; l’utilizzo dei mezzi di trasporto ferro-tranviari ed automobilistici, che collegavano rapidamente e a basso costo i più lontani abitati della provincia con Varese, avrebbe consentito l’afflusso giornaliero di numerosi ragazzi all’Istituto, così come avveniva per gli studenti delle altre Scuole secondarie.

Tale aspetto del problema fu posto in evidenza dal podestà Domenico Castelletti nel promemoria inoltrato al Ministero, per sollecitare una decisione a favore del provvedimento.

Si prevedeva che l’onere del Comune per allestire la struttura scolastica sarebbe stato compensato sia da un fattore di prestigio sia da un possibile incremento dei commerci in relazione alla maggiore presenza in città di professori e studenti.

Nell’agosto 1932 il Consiglio dei Ministri autorizzava la costituzione dell’Istituto magistrale, a principiare dall’ottobre dello stesso anno (1).

Il breve tempo disponibile per approntare la sede indusse le autorità comunali a decidere con urgenza alcuni cambiamenti nell’ambito dell’organizzazione strutturale delle Scuole: le elementari maschili di via Sacco furono trasferite alla ‘F. Morandi’; il corso professionale passò in via Galli presso le Scuole di avviamento; l’edificio di via Sacco fu quindi adattato all’uso esclusivo delle Magistrali e, successivamente, della media ‘Silvio Pellico’.

In settembre il Ministero dispose la nomina del prof. Cleto Crosta a preside dell’Istituto; le cattedre nei corsi inferiore e superiore furono assegnate agli insegnanti Giuseppina Brambilla per filosofia, Giuseppina Oddone Bisiach per storia, Cora Maroni per matematica, Mario Tobia per scienze, Ida Nini Crostelli per latino, Giuseppina Farinelli per italiano e storia, Mario Cova e Antonio Brusa per educazione musicale, Giuseppe Talamone per disegno, don Egidio Tognazzi per religione. Il Ministero accordò una sessione speciale di esami di idoneità e di ammissione alle varie classi, che si tenne il 17 ottobre nella sede di Varese.

La Scuola poté disporre, sin dall’inizio, del completo corso inferiore di quattro anni e delle prime due classi del corso superiore; la terza classe non poté essere attivata per mancanza di iscritti.

Oltre 120 studenti frequentarono quell’anno la scuola; per esubero di alunni al primo corso inferiore, fu necessario chiedere al podestà l’allestimento di un’altra classe a carico del Comune, che rimase però inquadrata nell’organizzazione funzionale dell’Istituto (2).

La visita del Provveditore Regionale agli Studi, Riccardo Truffi, seguita due giorni dopo, ebbe a confermare l’importanza dell’iniziativa con la quale si era colmata una lacuna da troppo tempo avvertita localmente, nel campo della formazione professionale dei maestri. Anche l’Autorità provinciale espresse compiacimento, intervenendo con uno spontaneo contributo annuo di lire 15.000, considerati i benefici che avrebbero tratto gli utenti dei vari Comuni del varesotto.

Il collegio dei professori, riunito il 19 dicembre successivo, decise di chiedere al competente Ministero che l’Istituto magistrale conservasse l’intitolazione ad Alessandro Manzoni, già assegnata alle Scuole elementari maschili. La proposta venne accolta.

Straordinario fu l’incremento dell’Istituto sin dai primi anni di attività: oltre 300 allievi nel 1933-34, circa 450 nel 1934-35 e, in fase ascendente, 566 nel 1937-38, il massimo degli iscritti nell’arco di tempo in cui quell’ordine di studi fu mantenuto in un ciclo di complessivi sette anni, distribuiti nei corsi inferiore e superiore.

Il preside Cleto Crosta, dal giugno 1934 al settembre 1936, lasciò Varese per recarsi in Perù a dirigere le Scuole liceali italiane di Lima. Fu sostituito dai supplenti Aurelia Mozzinelli, Vincenzo La Via e Carlo Gorra; al suo rientro, dopo il breve interinato della prof. Marina Vassalli titolare della cattedra di filosofia e pedagogia, gli successe il prof. Alfonso Lanza,  personaggio di rilievo nella storia dell’Istituto magistrale ‘A. Manzoni’, che diresse per circa un decennio, il più difficile periodo della sua missione educativa. Uomo di cultura umanistica, studioso di opere filosofiche, era poeta di fine sensibilità con una predilezione per le forme vernacole chiggiotte, proprie della sua terra d’origine.

Con il preside Lanza operarono in quegli anni professori che via via si avvicendarono nelle varie cattedre di insegnamento, responsabilmente impegnati a sviluppare un piano didattico-culturale rispondente alle finalità della Scuola. Non mancarono le iniziative per dotare l’Istituto degli essenziali supporti didattici. Avvalendosi anche di libri provenienti da donazioni, venne formata la biblioteca dei professori e degli alunni; fu migliorato l’assetto dei gabinetti di fisica, di scienze e di chimica, rendendoli più agibili alla pratica sperimentale; due aule vennero riservate, rispettivamente, alle lezioni di disegno, di musica e canto corale, materia di studio inserita nei programmi del corso inferiore e superiore. Tra le prime insegnanti di educazione musicale, va ricordata la prof. Rosa Dina Bertini, moglie del pittore Guido Bertini, pianista e concertista di talento che fu pure animatrice dell’accademia di fine anno, entrata nella tradizione dell’Istituto come ‘Festa di Santa Cecilia‘.

Il Comune, nel destinare alla Scuola l’edificio di via Sacco, aveva considerato quella sistemazione a carattere provvisorio, stante che nel febbraio 1933 l’ufficio tecnico venne incaricato di esaminare l’idoneità di alcuni terreni disponibili ove costruire la sede definitiva dell’Istituto con annesso giardino d’infanzia. Rientrava il progetto nel più ampio piano di adeguamento dell’edilizia scolastica ai bisogni dell’istruzione secondaria, aumentati in seguito all’apertura di nuovi corsi di studio e all’incremento dell’Istituto tecnico e del Liceo civico.

La commissione designata orientò la scelta su un terreno prossimo al ‘Palazzo degli Studi’, anche nella considerazione che la vicinanza al centro abitato di Casbeno avrebbe consentito ai bambini dell’Asilo di frequentare il giardino d’infanzia annesso all’Istituto. Nonostante la sollecitudine con cui venne elaborato il progetto, motivi di ordine finanziario e, successivamente, l’emergenza bellica ne ritardarono di oltre vent’anni i tempi di attuazione.

La Legge prevedeva che presso gli Istituti magistrali funzionassero i giardini d’infanzia per il tirocinio degli allievi. Da qui la richiesta del preside La Via e del Provveditorato agli Studi affinché il Comune costruisse, contigua al fabbricato di via Sacco, una struttura da adibire allo scopo. Nell’urgenza di risolvere il problema per l’inizio dell’anno scolastico 1935-36, fu deciso di erigere un padiglione in legno, affiancato dall’avancorpo dell’Istituto magistrale, con la disponibilità di un’aula per l’insegnamento e di una sala per la ricreazione (3).

Tuttavia, a opera ultimata, i locali servirono ad accogliere le sezioni del corso superiore dell’Istituto, che quell’anno aveva raddoppiato il numero degli allievi.

Il giardino d’infanzia continuò a funzionare presso l’Asilo Veratti fino al 1941; fu poi trasferito al pianterreno delle Scuole elementari ‘F. Morandi’ e, nel marzo 1943, poté infine occupare il padiglione di via Sacco, ove rimase per alcuni anni.

Nel 1936 il Ministero autorizzava lo svolgimento degli esami di abilitazione nella sede di Varese, tenuto conto delle garanzie di serietà che offriva l’Istituto. Quell’anno conseguirono il diploma magistrale 41 candidati, dei quali 10 i maschi.

Divenne consuetudine effettuare gite scolastiche e visite culturali in varie località, così come furono promossi incontri con Scuole di istruzione primaria di indirizzo didattico specializzato, offrendo agli alunni del corso superiore l’opportunità di assistere alle lezioni. Le gite a Roma, in occasione di ricorrenze patriottiche, erano invece organizzate assieme alle altre Scuole secondarie; gli studenti del ‘Manzoni’ vi prendevano parte esibendosi nell’esecuzione di canti corali.

Il 1° febbraio 1937 l’Istituto ebbe una propria bandiera, donata dal Comune nel corso di una solenne cerimonia in cui furono anche distribuiti i diplomi ai vincitori degli agonali indetti dall’O.N.B.

Con l’istituzione della Scuola media unica che ne incorporò il corso inferiore, il ciclo di studi magistrali fu riordinato su quattro anni e, di conseguenza, a partire dal 1940-41 diminuì il numero degli iscritti. Gli allievi del primo triennio infatti avevano fino allora rappresentato oltre il sessanta per cento della popolazione scolastica dell’Istituto (4).

Per di più in quel periodo molte famiglie erano orientate ad affidare le ragazze al Collegio femminile Sant’Ambrogio, ove funzionava il corso magistrale superiore legalmente riconosciuto, aperto anche alle esterne, che sottrasse all’Istituto statale un buon numero di allieve.

corsi magistrali erano in prevalenza frequentati dall’elemento femminile, come risulta dalle statistiche che si riferiscono ai primi due decenni di esercizio della Scuola: nel periodo 1932-42 acquisirono il diploma di abilitazione 445 femmine e 117 maschi; nel successivo 1942-52 il divario fu più rimarchevole con 459 femmine e solo 28 maschi. Relativamente alle scelte professionali degli ex allievi, circa il quaranta per cento di essi riuscì ad inserirsi nei ruoli dell’insegnamento elementare; una minore aliquota proseguì negli studi universitari e conseguì una laurea; gli altri si qualificarono diversamente nel mondo del lavoro.

Al preside Lanza, che cessò l’attività nel 1946, seguirono Nazzareno Ripari e, con funzioni supplenti, Fulvio Vittori e Giuseppe Scandol. Dal gennaio 1948 si succedettero per brevi periodi Ercole Reggio ed Elena Fiorina; il prof. Emilio Villa fu poi nominato preside effettivo e rimase in carica dal 1953 al 1962 (5).

Anche il personale docente venne in parte rinnovato e, nell’assegnazione delle cattedre, si verificò pure che alcuni ex allievi forniti di laurea iniziassero la carriera scolastica come colleghi dei loro vecchi professori (6).

L’Istituto continuò a funzionare sino a tutti gli anni Cinquanta su due corsi completi, di circa 250 alunni; nel decennio successivo il notevole aumento della popolazione scolastica, che superò il migliaio di iscritti, richiese l’aggiunta di altri cinque corsi.

L’edificio di via Sacco non era più in grado di soddisfare le necessità dell’Istituto, mancando delle strutture e degli spazi sufficienti a garantire il proficuo svolgimento dell’attività didattica.

Solo agli inizi degli anni Sessanta prese concretezza il progetto di trasferire la sede nella zona di ‘Città Studi’. Il nuovo Piano Regolatore aveva destinato a tale uso un’area di oltre 7.400 mq., prevedendo anche la sistemazione a giardino e a spazi liberi del terreno non impegnato dall’edificio.

Nella riunione del 4 aprile 1960 il Consiglio comunale approvò all’unanimità il progetto dell’arch. Luigi Crugnola e dell’ing. Mario Bianchi, per il fabbricato scolastico a quattro piani, di cui il primo destinato a Scuola materna, alla direzione, all’alloggio del custode e ai servizi relativi e gli altri tre ad aule, disposte sui due lati dello stabile e separate da unico corridoio. Il complesso sarebbe stato dotato di aule speciali e locali per le varie attività dell’Istituto e le esigenze del personale docente(7).

Interpellate una trentina di imprese di costruzione, l’appalto venne infine assegnato alla ditta Antonio Guffanti e C. di Milano. I lavori, iniziati a fine 1961, subirono attardamenti, sia per gli scioperi che avevano interessato i produttori di materiali edili sia per le modifiche effettuate durante gli scavi, a causa della preesistenza di un ricovero antiaereo.

Con l’aprirsi dell’anno scolastico 1964-65 l’Istituto magistrale poté essere trasferito nella moderna sede di via XXV Aprile. Il 30 ottobre 1964 l’inaugurazione dell’Istituto coincise con quella del nuovo corpo di fabbricato delle scuole medie ‘Dante’ e ‘A. Vidoletti’, opere che rientravano in un più ampio programma di potenziamento dell’edilizia scolastica.

La storia dell’Istituto magistrale ‘A. Manzoni’ resta comunque legata alle vicende che hanno caratterizzato l’evolvere dell’istruzione scolastica a Varese nei primi cinquant’anni del nostro secolo, durante i quali non è mai venuta meno l’intesa tra amministratori civici ed insegnanti per assicurare la crescita e il prestigio della Scuola, anche attraverso nuove esperienze e moderni criteri educativi.”

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(1) Ad una prima richiesta, inoltrata al Ministero dell’Educazione Nazionale dal podestà Castelletti l’11 settembre 1931, fece seguito il sollecito del 26 settembre successivo. Il Consiglio dei Ministri approvò l’istituzione della Scuola l’11 luglio 1932. Nel corso della stessa riunione venne pure decisa l’attivazione di quattro nuove classi della Scuola media, che furono allestite alla ‘Quiete’ e nell’edificio di via Sacco.

(2) L’Istituto Magistrale iniziò i corsi il 18 ottobre, con orario unico. Dei 123 alunni, 104 erano iscritti al corso inferiore e 19 a quello superiore. Le ragazze, complessivamente 92, prevalevano sui maschi. Anche in anni successivi il Comune attivò a proprio carico alcune classi per accogliere gli alunni che superavano il numero legale.

(3) Si pensò a quella costruzione provvisoria poiché era stato previsto l’abbattimento dell’edificio e il trasferimento della Scuola in altra sede. L’appalto dei lavori fu affidato, con delibera podestarile 21 giugno 1935, alla ditta Paolo Cittera di Legnano specializzata in opere di carpenteria, che li portò a termine il 6 ottobre per l’importo di lire 39.500.

(4) Nell’anno scolastico 1939-40 si scese a 305 iscritti; nel 1940-41 a 219. L’arrivo di alunni sfollati nei successivi anni di guerra fece aumentare gli alunni a circa 400. Dal 1945-46 per un decennio la popolazione scolastica dell’Istituto si attestò sui 250 iscritti. Gli abilitati furono 93 nel 1939-40, 79 nel 1940-41, 70 nel 1941.42, 116 nel 1942.43, 98 nel 1943-44, 86 nel 1944-45, 15 nel 1945-46.

(5) Alla presidenza dell’Istituto ‘A. Manzoni’ sono poi seguiti Elena Fiorina (1962-63), Giovanni Sechi (1963-64), Orazio Girardin (1964-65), Guido Vernazza (1965-66), Francesco Resta (1966-67), Orazio Girardin (1967-68), Piero Viotto (1968-88), Fausto Montalto (1988-1999), Aldo Fumagalli (1999-2001), Vincenzo Barattucci (dal 2001).

(6) Tra gli insegnanti che da più anni prestavano la loro attività all’Istituto magistrale erano Orazio Girardin e Beniamino Angelastro, di italiano e storia; Evelina Zanzi, di filosofia e pedagogia; Luigia De Bosini ed Elena Fiorina, di scienze; Maria Berardinelli Pasqualini, di inglese; Laura Appiani, di musica; Natalina Cavallo, di educazione fisica.

(7) Dei 7.400 mq. di area disponibile, 1.330 mq. erano destinati alla nuova costruzione. Per finanziare l’opera il Comune richiese un mutuo al Consorzio di Credito delle Opere Pubbliche di Roma. L’importo complessivo dei lavori fu calcolato in lire duecento milioni.